domenica 8 aprile 2018

Siciliani in fuga. Chi è causa dei suoi mali pianga se stesso.




Mensilmente il quadro clinico della nostra regione a livello occupazionale, si avvicina alla cartella clinica di un malato terminale. Secondo Palermo Today nel 2017, 10 milioni di siciliani hanno abbandonato la propria terra per andare all'estero. (Articolo) In Sicilia il tasso di disoccupazione è fra i più alti d'Europa. Eppure in molti avevano lanciato #sarabellissima ed hanno vinto per scoprire che nell'ultimo ventennio, non hanno capito niente. Il 2017 è stato per i Siciliani in particolare, l'anno delle elezioni. Prima le comunali, dove per i Palermosauri è bastato abbellire Palermo negli ultimi 6 mesi, dopo 4 anni e mezzo di disastrosi risultati, per rivotare il candidato uscente Leoluca Orlando. Qualche mese più tardi al grido del nuovo che avanza, affidano la regione Sicilia a Musumeci, che dopo mesi di belle parole, lascia la Sicilia in uno stato di agonia peggiore di quello lasciato dallo zio Saruzzo. Ma l'elettore medio non si è fatto intimorire dalle false promesse di due campagne elettorali, ha deciso che il 4 marzo tutto sarebbe cambiato, poi ha atteso il 23 marzo ed ora nemmeno accenna a parlare dell'argomento. Morale della favola, gli italiani ed ancor di più i Siciliani, di politica non ne masticano, meglio parlare di calcio.

A differenza però dei fratelli del nord, loro sono attaccati a questo essere agonizzanti. Non solo foraggiano, una politica marcia che pensa solo a se stessa, ma alimentano quei vecchi sistemi che ci mantengono 30 anni indietro rispetto al nord Italia.

E' un dato assodato che la politica non fa niente per risolvere il problema occupazionale, ma nemmeno noi facciamo nulla per cambiare queste cose. Le famiglie siciliane investono nei propri figli facendoli laureare, per poi scoprire che dopo la laurea, ormai in età avanzata non c'è un lavoro commisurato al loro titolo di studio e l'unica offerta è sottopagata a nero, che li scarterà a priori, in quanto non avendo mai lavorato, hanno più possibilità di ottenere l'ingrato lavoro coloro che non hanno studiato ed hanno iniziato ad essere sfruttati sin da giovani. Nessuno che conosce cosa sia una paga sindacale, le ferie, il roll, i premi di produzione, sono tutti privilegi di una società evoluta. Ma guai a farlo notare, nel momento in cui lo farai notare, diventerai il nemico dei siciliani, persino di quelli che dicono che lavoro non ce n'è. Per non parlare delle varie aziende che offrono "lavoro", se vengono a sapere che qualcuno assume con contratti regolari fanno il tutto ed il possibile per denigrarlo, mostrificandolo.

In tutto questo frangente il Siciliano di qualsiasi ceto sociale, lamenta che per i propri figli occupazione non ce n'è, ma continua a foraggiare tutte quelle aziende abusive, che non solo non daranno lavoro a nessuno, ma toglieranno flussi economici a quelle poche aziende che lo fanno.
La frutta ormai è un cult, si compra sulle strisce pedonali, fra polveri sottili e diossina, a poco prezzo e rigorosamente a nero, perché quel fesso del supermercato la vende più cara, in quanto è costretto a dare un lavoro regolare, a pagare le tasse ed a dare un servizio differente, dove il consumatore sceglie il prodotto buono e scarta quello brutto. La testa non gli fa pensare che boicottando l'abusivo e scegliendo il supermercato, con l'aumento del suo volume di affari, avrà bisogno di un altro commesso. Lo stesso ragionamento vale per tutti i settori dall'edilizia, alla manovalanza, le pescherie... Più l'abusivismo cresce, maggiore saranno i nostri giovani costretti ad emigrare. Ma non pensate che il problema sia solo dei giovani, in quanto con l'aumento esponenziale del lavoro nero e dei furboni, aumenta l'età pensionabile e diminuiscono le tutele come la disoccupazione, la cassaintegrazione...

Come vedete, ma capisco che in pochi capiranno è un cane che si morde la coda.

Quando poi all'ultima spiaggi questi giovani si trasferiscono a nord ed ancor meglio all'estero e respirano civiltà, diritti, socializzazione, da amanti sfegatati della propria terra, trasformano il proprio amore in odio, in quanto amano profondamente il suo profumo, il suo colore, il suo mare, il suo sole, ma non gli perdonano di non avergli dato un futuro, una vita dignitosa, una casa ed una propria famiglia e l'amore si trasforma in odio viscerale.

Il cambiamento parte da noi, ma se siamo noi a finanziare ed esaltare in nome della tradizione, l'arretratezza che ci distingue rispetto ai paesi evoluti, smettiamo di lamentarci e prendiamo ciò che madre terra ci offre.

Francesco Capizzi




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