domenica 29 luglio 2018

La mafia dei tavolini





Palermo capitale della mafia. Questo fenomeno "culturale", anche se molti dicono di ripudiarlo, fa parte del nostro DNA. Il nostro è un atteggiamento di tipo mafioso. L'atteggiamento della "suvirchiaria" per utilizzare il termine siculo adatto, in realtà è l'atteggiamento dell'imposizione, io MAFIOSO impongo il mio modo di fare e di pensare infischiandomene della legge. Una sorta di stato nello stato, ma se pensiamo che furono proprio i siciliani a barattare uno stato sovrano ad uno stato mafioso, di cosa ci lamentiamo...

Pertanto questo atteggiamento di imposizione lo subiamo tutti i giorni. L'imposizione primaria della città è quella del parcheggiatore abusivo. Ovunque vai, a lavoro, a scuola, in ospedale e persino a casa tua, troverai un "cugino" pronto a sacrificarsi per guardati la macchina, in cambio del simbolico caffè. E qualora per un motivo qualsiasi tenterai di opporti, la frase tipica, "si succieri qualcosa alla macchina, non voglio sapere niente" ed il fesso palermitano, per paura di trovare la macchina rigata, paga il pizzo ad 1,2,3... ovunque sosterà offrirà un caffè. Parcheggiata l'auto e camminando per strada, troverà qualche altro mafioso, autorizzato da un altro mafioso più grosso, occupare interi marciapiedi con casse di frutta e verdura, ed a fine giornata questi cumuli di spazzatura resteranno per strada, tanto il sindaco le tasse per lo smaltimento dei rifiuti a loro non li chiede, li chiede agli onesti che non possono pagarla, minacciandoli di farli chiudere... tanto loro amici mafiosi pronti a difenderli non ne hanno...

Ci sono i mafiosi, che parcheggiano in doppia fila. I mafiosi che non rispettano le file ed i mafiosi per eccellenza che cercano soldi per gli amici carcerati.

Poi ci sono i lestofanti, che sfruttano il momento di bisogno altrui, offrendo lavori a limite della schiavitù ai palermitani, che non solo accettano senza battere ciglio, ma nel caso qualche agente armato di buona volontà decide di fare il proprio lavoro, loro dichiarano il falso dicendo che sono al primo giorno di lavoro. Bisogna avere rispetto per il proprio padrone asseriscono le vittime consenzienti.

Tutti furbi sulle spalle degli altri.

Nell'ultimo quindicennio, una nuova mafia ha colpito la città ed è la mafia dei tavolini.

Tutto ha avuto inizio per colpa di quell'incapace di Berlusconi, quando decise di liberalizzare le licenze. Da quel momento, è iniziata la corsa ad accaparrarsi i locali vuoti, che al centro storico sono per lo più, piccoli essendo che un tempo erano piccole botteghe. Tutti improvvisamente hanno deciso di fare i ristoratori. Inizialmente il Comune di Palermo, dava la concessione ai locali per occupare il suolo pubblico solo in estate, successivamente hanno pensato di dare ai gestori la possibilità di utilizzare le aree pubbliche tutto l'anno.
Non importa quanto grande sia l'area di occupazione di suolo pubblico concessa e l'arredo da utilizzare. I gestori decidono loro la vastità di suolo pubblico da occupare. E così al grido che "namu a buscari u pani" dobbiamo lavorare, piazzano tavoli ovunque, persino davanti i portoni delle abitazioni e guai a parlare i residenti, per dirla tutta devono evitare di uscire di casa, per evitare di disturbare i clienti. Ed è inutile dirlo, con il pannolino indossato, i residenti annuiscono. Che tenerezza che mi fanno, nemmeno sono padroni a casa loro. Nel frattempo i più mafiosi, organizzano grigliate e cucine all'aperto, con il fumo che invade le abitazioni dei residenti e quando qualche audace con il doppio pannolone, si prende di coraggio e chiede gentilmente di non accendere la griglia. Il mafioso, gli dà una pacca sulla spalla ed esclama "chiudi la finestra e vedi che fumo non te ne entra". Il residente con il magone alla gola, fa un sorriso di circostanza ed esclama, hai ragione, non ci avevo pensato e con la coda in mezzo alle gambe, andrà a piagnucolare nella sottana della moglie. La mafia dei tavolini, invade aree pubbliche, zone ad importante valenza storica, con il silenzio assenso delle istituzioni e quando il sottoscritto solleva il polverone, la Sovrintendenza si attiva e dice altolà, al centro storico le aree concesse devono essere limitate, non ci possono essere pedane, recinzioni, fioriere, gazebo e dehors, solo tavoli in ferro ed ombrelloni in legno a tela bianca. Ma dopo le belle parole scritte sulla carta, la Sovrintendenza delega la Polizia Municipale, ma nessuno si attiva per sconfiggere questa mafia, eppure ieri il sindaco con giacca a doppio petto e fascia tricolore, ricordava Rocco Chinnici, vittima della mafia. Bande, fanfare, baci ed abbracci e lasciamo che la mafia trionfi in città. Le sagre dell'ipocrisia, dove si vedranno tante maschere e pochissimi volti.

A differenza delle altre mafie dove il cittadino è obbligato a versare l'obolo, per la mafia dei tavolini, sono i cittadini a scegliere quale mafioso finanziare. In genere scelgono il mafioso che offre due o più servizi.

I finanziatori di questa mafia, scelgono fra questi mafiosi chi gli dà il pacchetto completo alcol e droga a poco prezzo. Non importa come è tagliata e che cosa si tirano... Dove c'è massa di gente, c'è droga, dove c'è droga, c'è alcool a basso costo ed al termine del tour anche le cesse diventano fighe. A fine serata dopo che questi mafiosi, li avranno riempiti di alcol e droga la fame chimica li assale e non c'è di meglio di pane e merda, cotta fra le carenze igieniche.

E' inutile che scuoti la testa e cerchi di lavarti la coscienza, dimmi dove vai e ti dirò chi sei. E se finanzi la mafia sei un suo complice.

Sono molti, anzi moltissimi i palermitani che si fingono persone per bene, che partecipano a tutte le fiaccolate, alla nave della legalità, ai flash mob, si battono la mano sul petto, ma poi accettano un lavoro a limite della schiavitù, frequentano locali gestiti da malavitosi, frequentano drogati e presto o tardi copieranno il loro esempio, perché se lo fanno tutti è normalità. Non riescono a distinguersi dalla massa, non riescono ad avere una propria personalità, non posseggono i coglioni per dire IO NO. Tutti uguali, tutti macchine, tutti automatizzati...

Si troveranno a quarantanni senza un futuro e senza un identità.

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