lunedì 17 luglio 2017

La disfatta dell'antimafia e la legalità di facciata









Palermo è l'isola che non c'è. Per chi la vive dall'esterno e per i sudditi di sua maestà è una terra felice, dove prospera la civiltà, la legalità e la mobilità sostenibile... Per chi vive la città ed ha investito in essa è un inferno senza via d'uscita.


Di fatto sulla carta Palermo è una città bella e funzionale, ricca di bellezze naturali, paesaggistiche e monumentali, peccato che siano per la maggior parte non accessibili o gestite da personale incompetente e senza nessun requisito per ricoprire il ruolo. Si presume che in edifici e monumenti a valenza turistica ci sia personale preparato, che conosca le lingue, in realtà poi ci scontriamo con persone assunte non sò con quale qualifica, che parlottano il dialetto siciliano, mescolato con qualche parola di italiano.
Ai turisti è consentito l'accesso alle sole zone d'interesse artistico e monumentale, qualora non vengano rapinati o non vengano maltrattati dalla movida selvaggia, che da un lato li spreme con listini a prezzi maggiorati per soli turisti e da un altro lato li obbliga a sentire musica assordante fino all'alba rendendo un inferno il loro pernotto. E per fortuna che non vanno a farsi un giro nella Palermo "bene", nei quartieri come lo Zen, lo Sperone, Brancaccio, il Cep... Altrimenti ne avrebbero cose da raccontare ad amici e parenti.

Sui giornali vestiti a festa vediamo sempre gli attori della nostra amministrazione, inaugurare, con fiori e nastrini, una strada già esistente, una stazione abbandonata, un marciapiede dissestato, ciò che dovrebbe essere ordinario per questa amministrazione diventa straordinario.

I giornalisti (fortunatamente non tutti) oltre a raccontare in maniera "disinteressata" le prodezze di questa amministrazione, ci illudono ogni tanto con articoli che riguardano il controllo del territorio e ripetono con il metodo del copia ed incolla le notizie ufficiali, senza investigare sulla veridicità delle stesse.

Spesso sfogliando i giornali leggiamo, controlli in corso Olivuzza, sequestrati un quantitativo di ortaggi e frutta in cattivo stato di conservazione.

I giornalai impupano la notizia come se fosse una notiziona, mentre in realtà in una città come a Palermo, dove l'illegalità e l'abusivismo si toccano con mano e dove ad ogni angolo c'è il frutto dell'assenza del controllo del territorio. Un controllo occasionale equivale al nulla cosmico.

Facile dimostrare ciò che dico. Se il giorno seguente al controllo uno zelante giornalista, si recasse a verificare scoprirebbe che di fatto nulla è cambiato, e con un bel nulla di fatto si è concluso il controllo. Ed allora si che ne uscirebbe un articolo che fa informazione dal titolo "il controllo in corso Olivuzza, si è concluso con un niente di fatto, lo stato ha fallito", oppure per citare il tema calcistico che va sempre di moda "abusivi 1 -  forze dell'ordine 0". Naturalmente il corso Olivuzza è preso a campione, ma solamente perché siamo a due passi dall'imponente tribunale, dove ci sono riposti i nomi dei giudici antimafia, e quindi per rispetto a coloro che sono morti nel tentativo di debellare quel cancro chiamata mafia, quanto meno in tutto il circondario ci dovrebbe essere una parvenza di legalità. Invece nulla di tutto questo.

A dare manforte ai giornali locali, si aggiungono i giornali nazionali. Di anno in anno, assistiamo a quelle che io definisco le sacre dell'ipocrisia, si inizia con la nave della legalità. Tutti gli anni per l'anniversario della strage di capaci, parte la nave della legalità, dove studenti di tutta Italia, uniti a sindaci in doppio petto e fascia tricolore, scendono da una nave nominata per l'occasione della  "legalità", ed approdano nella città dell'illegalità, dove per l'occasione è vestita a festa e spogliata, ma solo nel tragitto della festa di ogni attività abusiva o illecità. Poi finita la festa, tutto ritorna all'onormalità. Allora diciamo che per essere coerenti, parola sconosciuta per la nostra casta politica, più che nave della legalità, questa iniziativa in onore di Falcone e degli uomini della scorta, si potrebbe chiamare "mezza giornata di legalità", almeno il titolo della manifestazione sarebbe corretto e noi brontoloni non avremmo nulla da ridire. A seguire c'è l'altra sagra dell'ipocrisia, che se pur non dovrebbe avere una portata minore, da anni è ridotta ad una semplice fiaccolata in ricordo del compianto  giudice Borsellino. Terminata la sagra, gli uomini in doppio petto ritornano al quotidiano, mentre i partecipanti, continuano la festa ballando ed assumendo droghe in quelle zone franche che nessuno controlla o per lo meno nessuna reale repressione del fenomeno fa cessare l'illegalità e lo spaccio libero.

E qui nasce l'assurdo, qualche istante prima sfilavano fiaccola in mano per ricordare una vittima della mafia, ed un attimo dopo comprano la droga da quei stessi mafiosi che dicono di combattere. Forse perché sono abituati a vedere la mafia nei film, la mafia che uccide. Oggi la mafia gli vende droga e gli dona in un certo senso l'illusione. Del resto questi giovani che non hanno un futuro, che non hanno idea di cosa avranno domani, hanno bisogno della droga per viaggiare con la mente quella mezz'oretta, per sentirsi qualcuno, perché pensano nel loro cuore rassegnato che loro non sono niente, e non avendo uno stimolo, non avendo un obbiettivo per cui lottare, cedono alle tentazioni della droga. E chi dovrebbe controllare affinchè questo non avvenga, lascia che tutto avvenga alla luce del sole, per usare una metafora. Di fatto quei mercati storici che di giorno sono pieni di banditori che a gran voce, decantano la loro mercanzia, alla stessa maniera e negli stessi mercati la notte i pusher camminano in tutta tranquillità e urlano ai quattro venti la droga che vendono.

Il resto delle sagre sono sagre minori, Dalla Chiesa, Mattarella... Un paio di foto del Sindaco e di alcuni esponenti delle forze dell'ordine in alta uniforme, un prete per la benedizione ed un paio di giornalisti e tutto si conclude lì. Queste sono le giornate del ricordo che preferisco, meno ipocrisia e meno attori.

Durante tutte queste sagre, spesso a prendere la parola sono le stesse forze dell'ordine, che istaurano un vero e proprio discorso sull'importanza della scuola, sull'importanza della libertà e sull'importanza di denunciare. Perché un popolo che denuncia è libero.

Poi chi come me si trova davanti un qualsiasi commissariato o caserma a presentare un esposto, si trova davanti un muro di gomma. Con frasi tristi come "ma lasci stare", "l'abusivismo non si può combattere", "la sua è una guerra persa in partenza", "non è di nostra competenza"...

Eppure quando c'è da controllare un attività regolare non si fanno scrupoli, escono l'elenco delle cose da controllare e come un rettile costrittore finché non hanno sfiancato la preda, non la mollano. E si perché non bastano le tasse vessatorie, quando c'è da fare ulteriore cassa si va dai regolari a cercare i punti e le virgole per redigere suon di verbali, con frasi consolatorie "tanto lei li guadagna in un giorno".

In tanti anni di attività li ho accolti tutti ed ho cercato sempre di colmare le mie lacune, tanto che dal 2013 in poi la mia attività ha registrato in tutti i controlli subiti,  un report positivo che ci rende regolari al 100%.

A questo punto dopo che ci hanno spinto a spendere risorse economiche su risorse, nel tentativo di adeguarci alle normative che di tanto in tanto cambiavano giusto per modificare il nostro status di regolari, ci è sorta una domanda, ma come è possibile che gli abusivi sono sempre lì senza subire il peso della legge? a parer nostro in questa città ci sono figli e figliastri.

Pertanto decisi di inviare una lettera al giornale Live Sicilia, dove mostravo la differenza fra locali aventi partita iva ed abusivi.

Articolo Live Sicilia

In quest'articolo il comandante dei vigili urbani, risponde "gli ambulanti sono in forte aumento è impossibile presidiare tutta la città".

Ma da quest'articolo niente è cambiato.

Prima di quest'articolo avevo già presentato degli esposti, sia alla Municipale che mi diceva che da soli non possono fare molto e sia dai Carabinieri che mi dicevano che la competenza è della Municipale.

Iniziai pertanto a partecipare attivamente alle riunioni con gli assessori, il sindaco e le varie associazioni di categoria, dimostrando che tutte le restrizioni che venivano applicate sul campo della ristorazione, valevano solo per i regolari, per gli abusivi ed i mezzi regolari, non c'era nessuna restrizione contribuendo ad ampliare la concorrenza sleale ai danni delle attività regolari.

Nel frattempo anche i residenti iniziavano a denunciare perché gli veniva negato il diritto al riposo notturno.
Allora per ovviare a questa problematica e visto che non avevano, ne i mezzi e ne gli uomini per arginare il problema, decidevano nella loro incapacità di vietare anche la filodiffusione all'interno dei locali. Un modo come un altro per dirci di chiudere. Eppure a noi regolari ci avevano chiesto le porte insonorizzate, la fonometria, il limitatore di decibel. Bastava vietare la musica a chi non aveva i requisiti, invece no. In tutto questo i miei vicini continuavano a fare musica ed intrattenimento all'esterno dei locali.  Tanto pure che gli danno i famosi 5 giorni di chiusura, nulla cambia, perché aprono comunque, tanto nessuno li viene a controllare.

Riuscii a convocare una riunione direttamente a palazzo delle aquile, tramite un associazione di categoria, ed ottenni la modifica dell'ordinanza, si poteva continuare a mettere la musica di sottofondo all'interno del locale anche dopo la mezza notte, mentre era vietata la musica all'esterno. I miei vicini hanno continuato a fare musica all'esterno, senza subire nessun controllo.

Nell'estate 2014 gli esposti da parte dei residenti sono in forte aumento ed il comune per correre ai ripari, ripropone la vecchia ordinanza, con l'eliminazione della musica di sottofondo dopo la mezzanotte. Leggendo l'articolo, innervosito commento la notizia sul giornale Live Sicilia, evidenziando alcune lacune sull'esecuzione dei controlli. Qualche mese più tardi mi piomba la polizia postale a casa e mi invita a venire in caserma, dove mi notifica un avviso di garanzia, in quanto la polizia municipale, si sentiva diffamata dalla mia risposta al giornale.

In una città dove l'abusivismo e l'illegalità si tocca con mano ed è presente ad ogni angolo della città, il giudice invece di indagare sull'inefficenza, mi notifica un avviso di garanzia.

Forse pensavano di intimidirmi, non hanno capito che a causa loro avevo passato notti intere a studiare il codice civile e penale al fine di poter denunciare loro e chiedere i danni per il loro menefreghismo. Così  iniziai a fare segnalazioni su segnalazioni, dimostrando che la legge valeva solo per pochi.

Passai notti intere a scrivere l'esposto e mi recai alla Guardia di Finanza per presentarlo, pensavo che fra tutti i corpi era il più efficace, ma mi sbagliavo.
Anche lì ascoltai le stesse frasi fatte, "l'abusivismo non si può cobattere, siamo a Palermo, le cose non possono cambiare..." Non appena ho capito che avrei fatto l'ennesio buco dell'acqua, mi feci riconsegnare l'esposto e dissi "ha ragione, se penso che a pochi passi da questa caserma c'è un fruttivendolo abusivo, mi rendo conto che è difficile cambiare le cose". Il giorno successivo provarono a ricontattarmi al cellulare, ma non risposi. Andai direttamente con l'avvocato a presentare l'esposto in procura. Nel frattempo continuai con le segnalazioni, al suap, al comune, ai giornali, alle radio... ma tutto rimane come.

Decisi inoltre di uscire da tutte le associazioni di categoria, perché nessuno di loro aveva il coraggio di esporsi, temevano di perdere la partecipazione ai tavoli tecnici o di perdere qualche contributo a qualche eventuale manifestazione... La solita politica clientelare, mai contraddire sua maestà.

In tutto questo frangente abbiamo visto locali aderenti ad associazioni antimafia, avere mafiosi all'interno del personale, abbiamo visto i giudici dell'antimafia spartirsi i beni sequestrati alla mafia, abbiamo visto l'ex presidente della Confcommercio da sempre impegnato nella lotta alla corruzione, chiedere una tangente per l'assegnazione in concessione del bar dell'aereoporto. Per non parlare degli scandali legati alla municipale. La vigilessa che gestiva un giro di prostituzione (Articolo), il vigile condannato per concussione (Articolo), vigili che timbravano il cartellino e poi andavano a fare altro (Articolo), vigili condannati per corruzione (Articolo) e ciliegina sulla torta il barbiere abusivo che esercitava la sua professione a nero all'interno del comando dei vigili urbani di via Dogali (Articolo). Non riescono a fare rispettare la legge a casa propria, figuriamoci nel resto della città.
Eppure in altri tempi il comandante si sarebbe dimesso, invece è sempre lì a ricoprire il suo incarico nella sua poltrona.

Il 28 gennaio 2017, per fermare la mia crociata, è stata intrapresa un altra strada, ignoti hanno lancianto una bottiglia incendiaria sulla porta della mia attività.

Da quel giorno, dopo le lavate di faccia di rito da parte dei giornalisti che improvvisamente hanno trovato interessante la nostra storia, ci ha contattato Confcommercio, che mostrava la sua solidarietà alla vicenda e ci chiedeva di unirci a loro in questa battaglia. Per prendere parte alla loro manifestazione di affetto, ho dovuto versare 300€ per l'adesione a Confcommercio. Dopo di ciò è stata indetta una riunione, dove avrei dovuto incontrare insieme alla parte sana dell'Olivella (2 commercianti oltre al sottoscritto), il comandante dei vigili urbani e l'ex assessore Giovanna Marano.

All'incontro il comandante dei vigili urbani non è venuto per problemi improvvisi e non ha avuto l'idea di delegare il vicecomandante o spostare l'appuntamento.

Dopo la prefazione della presidentessa di Confcommercio, Patrizia Di dio, sull'importanza di fare squadra e fare quadrato sul sig. Capizzi è intervenuta l'assessore Marano, che ci ha raccontato di quanto è bella piazza Olivella ed in modo delicato ci prendeva per il culo, invitandoci a presentare a distanza di tre settimane, un elenco dei correttivi da apportare a piazza Olivella, quando fra mail, pec e raccomandate, questi correttivi li avevano depositati nei loro uffici in tutte le salse.

Da quel momento sono spariti tutti con buona pace delle 300€, perché anche la solidarietà ha un prezzo.

La mia tenacia però non è sparita, sono stati presentati altri esposti, altre querele ed altre denunce, ma l'illegalità regna sovrana, mentre la nostra attività continua ad essere controllata e lo scorso 30 giugno siamo stati costretti a non rinnovare il contratto di lavoro a 3 impiegati. A quanto pare in questa città vengono tutelate quelle attività che assumono in nero.

Non ci resta che sperare nella procura, nella speranza di ottenere un briciolo di giustizia in questa città.



Francesco Capizzi

Palermo: Capitale dell'ipocrisia




Nei giorni scorsi in uno dei più importanti quartieri di disadattati, dove il tasso della criminalità è altissimo, la scolarizzazione è inesistente e dove le forze "dell'ordine", girano alla larga. E' stata trovata la statua del giudice Falcone, rotta ed utilizzata come ariete per accedere alla scuola.

Subito la notizia ha fatto il giro dell'Italia ed il popolo degli indignati ha sputato la loro sentenza, persino il presidente del Senato, Pietro Grasso si è indignato e con lui il resto dei politici che hanno fatto dell'antimafia la loro ricchezza. Ma subito dopo un altro atto compiuto da un altro disadattato richiama l'attenzione, questo tizio ha spento la sua sigaretta in un immagine di carta che ritraeva i giudici Falcone e Borsellino e nuovamente il popolo degli indignati ha ricominciato a sputare sentenza sulle loro pagine facebook, per condannare il vile gesto.

Subito per lavare l'onta dello sgarro e ripulirsi la coscienza da questa macchia orribile che rovinava l'onorabilità dei Palermitani e li rigettava in un incubo che era ormai un ricordo lontano, all'istituto nautico, iniziano i lavori per dipingere un nuovo gigantesco murales, che sia visibile dalle navi che arrivano dal mare.  Il messaggio è semplice e diretto, LA MAFIA NON VINCE A PALERMO. E questo gigantesco murales, fungerà da monito per tutti coloro che per qualsiasi motivo si saranno dimenticati del sacrificio di questi due giudici e di tutte le vittime della mafia.

I palermitani ci tengono a Falcone e Borsellino, ci tengono ai loro insegnamenti, ci tengono al lavoro svolto da questi giudici e ci tengono ai benefici ottenuti dal sacrificio di questi martiri.

Grazie a loro a Palermo è stata sconfitta la mafia, è stato sconfitto il lavoro nero, sono spariti i parcheggiatori abusivi, sono spariti i venditori abusivi e la città respira legalità... Peccato che questa aria di legalità si respiri solo il 23 maggio, quando in occasione dell'anniversario dell'assassinio di Falcone a Palermo arriva la nave della legalità ed in quel caso, il sindaco indossa la fascia tricolore, le forze dell'ordine si vestono a festa e si chiede gentilmente a coloro che sono ancora un po' mafiosi di evitare di svolgere la loro attività diversamente legale, per poter dare agli occhi degli ospiti che arrivano da tutta Italia di una Palermo città modello...

Peccato che l'indignazione finisce nell'arco delle 24 ore e tutto ritorna schifosamente normale.
Facendo pochi passi da questo bellissimo murales, ci si addentra a Piazza Marina, dove ogni 5 macchine vi è un parcheggiatore abusivo, il popolo degli indignati riconoscenti per il lavoro svolto, dona a loro qualche spicciolo, mai inferiore a 1€, rigorosamente a nero, in segno di gratitudine per avergli "guardato" la macchina. Salendo un altro po' ci si addentra nel regno del giovane palermitano, la Vucciria, un tempo mercato storico oggi luogo di intrattenimento e svago dei giovani indignati, all'interno si trova libero circolo di droghe, sfruttamento del lavoro nero, evasione fiscale, abusivismo... ma mai dire che andando lì si finanzia la mafia, perché lo dice anche il sinnaco, la mafia a Palermo, non comanda più.

Leggendo i vari profili di questi indignati, si legge sempre che a Palermo lavoro non ce n'è, che c'è solo lavoro nero e sfruttamento  e loro per combattere questo malessere sociale che fanno? Vanno alla vucciria che fa tendenza e finanziano coloro che offrono lavoro nero, che sfruttano questi giovani incapaci e finanziano la mafia acquistando la droga, ma se gli e lo fai notare si offendono, perché loro finanziano la mafia solo perché sono costretti. Se la droga fosse legale, non ci sarebbe nessun bisogno di finanziare la mafia, come se i pusher gli puntassero la pistola addosso e li costringessero a drogarsi, la sagra dell'ipocrisia. A questo punto potremmo chiedere di legalizzare le rapine, in modo da pulire la coscienza ai rapinatori, potremmo legalizzare anche gli omicidi, così da rendere meno grave il fardello degli assassini.





A questo punto ci potremmo liberare anche delle forze dell'ordine, tanto per quello che fanno non se ne avvertirebbe la mancanza. Potremmo creare una sorta di isola che non c'è, dove tutto è permesso.

A Palermo l'anormalità è il quotidiano e di questi bacini di illegalità Palermo è piena, ci sono abusivi ad ogni angolo, l'indignato medio compra la frutta dall'abusivo sotto casa, perché costa meno del supermercato che paga le tasse e dà lavoro, "mischinu sa buscari u pani". Compra il pesce dagli abusivi a Ballarò, perché fra le carenze igieniche, la diossina, l'istamina e l'illegalità acquista un sapore più intenso. Non va a ballare nelle discoteche, perché si paga il biglietto, balla alla vucciria che il dj è "aggratis", e chi se ne frega se tutto illegale. E se la musica impedisce il sonno ai residenti, la risposta che ti daranno questi cerebrolesi dell'indignazione "a loro chi gli ha detto di comprarsi la casa lì". Ci sarebbe da identificarli ad uno ad uno e di fare una discoteca sotto la loro abitazione, poi chissà a quale livello arriverà la loro indignazione. Il popolo degli indignati, parcheggia in doppia fila e "cu si lamienta è curnutu", perché loro lo possono fare e gli altri devono aspettare, ma se si trovano una macchina in doppia fila che gli ostruisce il passaggio, ricominceranno con l'indignazione. Per questo popolo l'importante è lamentarsi e indignarsi, ma alla fine il loro motto è fai quello che dico io, ma non fare quello che faccio io.

Il tizio che ha rotto la statua di Falcone ed il tizio che ha bruciato il poster di Falcone e Borsellino, lo hanno fatto perché odiano le istituzioni e nella loro ignoranza sono contro il sistema. Voi invece siete peggio di loro, perché vi proclamate come l'antimafia ed alla fine vi comportate da mafiosi. Nella città capitale della mafia, possiamo illuderci che la mafia non esiste, ma quello che non avete capito e che la mafia siete voi e finché continuerete ad alimentarla la mafia esisterà... Ora potete tornare ad indignarvi.


Francesco Capizzi